Il Norvegese delle Foreste. Un esempio di adattamento perfetto ai climi rigidi delle foreste scandinave
Dio ha creato il gatto per permettere all’uomo di poter accarezzare una tigre … R. – F. Méry
Il Norvegese delle Foreste è uno degli esempi più marcati di come la selezione naturale e l’adattamento al clima possano condizionare la morfologia di un essere vivente. Il freddo pungente in cui è stato costretto a vivere fin dalle sue origini, ha plasmato un gatto forte, imponente, dotato di lunghe zampe per potersi muovere agevolmente nella neve e di una cute in grado di modificare il proprio spessore a seconda delle stagioni.
Stagionale è anche il comportamento del pelo, vera meraviglia, testimone di ciò che la Natura è in grado di concepire per preservare dagli eventi circostanti le proprie creature. Se d’estate, infatti, il Norvegese è quasi completamente privo di pelo, fatta eccezione per la coda, i ciuffi sulle orecchie e tra le dita delle zampe, con il sopraggiungere dell’autunno avviene una vera e propria metamorfosi. La pelliccia si infoltisce, compare una ricca collaretta a protezione delle spalle e del collo, mentre le cosce si ricoprono di vaporose culottes. Nel frattempo, il pelo di protezione – grosso, grasso, idrorepellente e in grado di asciugarsi completamente in meno di quindici minuti, inizia ad allungarsi per arrivare, nel pieno dell’inverno, a essere almeno dieci centimetri più lungo rispetto al periodo estivo.
Tratto dalla Rivista Gatto Magazine n. 38, articolo di E. Rossi, Il Gatto delle foreste, Norvegese.