I pregiudizi sull’ambra
Prejudices on amber color
Mi è capitato su di un forum di “gattofili” (che, però vieta le iscrizioni agli allevatori !!) di leggere delle aberrazioni circa i gatti norvegesi di colore ambra. La persona, a cui manca non solamente il “dono della parola”, ma anche la più basilare sintassi grammaticale italiana, riferiva come certe notizie lette qua e là nel web.
Spesso su internet “storielle” come quella vengono ripetute senza fine, citate e ricitate (magari anche con gli stessi errori) da persone che non approfondiscono gli argomenti e parlano tanto per dire qualcosa.
Come per ogni cosa, prima di parlare, è bene informarsi e con un po’ di umiltà anche lasciare la parola a chi ne sa più di noi.
A proposito dell’ambra, dunque, chi meglio del dottore, veterinario, Marc Peterschnitt, che ha studiato l’ambra per la sua tesi di laurea ? Riporto alcuni passaggi del suo interessantissimo lavoro , come risposta ai pregiudizi sull’ambra.
“Dal 1992 alcuni allevatori famosi hanno sospettato un incrocio con un’altra razza, cosa che ha contribuito a diffondere numerosi pregiudizi e ad influenzare i più giovani: attualmente lo spettro del Colore X rimane a sfigurare il “puro” norvegese per numerosi allevatori europei. Nessuno è però capace di dire da quale razza provenga il colore ambra.
Altri oppositori argomentano che l’ambra non è interessante per il Norvegese, che non è un gatto che deve la sua bellezza al colore, ma al look e all’espressione. Oggi niente è meno sicuro e l’evoluzione delle mentalità sembra dimostrarlo. Anche se il Norvegese deve mantenere intatte le sue prime caratteristiche, dopo 30 anni di selezione, sarà ormai tempo di non disprezzare gli allevatori che tentano di ottenere dei bei colori complementari al tipo.
Gli allevatori di Norvegesi ambra sono anche criticati di produrre un colore particolare, senza reale volontà di selezione sul tipo. Durante i primi anni, le unioni sono state in effetti guidate dalla volontà di identificare i gatti che portavano l’allele, talvolta non tenendo conto del tipo. Oggi, anche se restano ancora degli sforzi da fare, alcuni Norvegesi ambra non hanno nulla da invidiare ai Norvegesi di colore classico”.
La paura ancestrale degli allevatori anti Colore X è alla fine diventata reltà, anche se nessuno avrebbe immaginato che la malattia portata da certi Norvegesi ambra sarebbe intrinseca alla razza. In effetti, la GSD IV è stata ignorata in Europa fino al 2007, anche se parenti, fratelli e cugini di Jarl e Nano si erano riprodotti in Scandinavia. D*Jasmin vom Waldfrieden morta nel 2005 e D*Olympia Edle von Rada morta nel 2007 sono state le prime due Norvegesi ufficialmente morte delle forma giovanile della GSD IV in Europa. Queste due femmine erano ambra. Se alcuni detrattori avranno piacere a dire che essi avevano ragione, io preferisco vederci una strizzata d’occhi della natura. In effetti se l’ambra non avesse definitivamente provato che la mutazione GBE1 esiste sempre in Europa, quanti anni bisognava ancora aspettare per prenderne coscienza ? E quante nuove generazioni sarebbero nate portatrici di questa mutazione ?
La morte di Olimpia ha permesso di condurre una campagna di sradicamento in Francia e nei paesi limitrofi, per la quale io continuo ad operare e che ha sensibilizzato da poco i paesi scandinavi ancora molto refrattari fino ad allora. Reazione sfortunatamente prevedibile, alcuni oppositori hanno utilizzato questa storia drammatica per demonizzare ancora di più l’ambra. Ma l’amalgama ambra e GSD IV è un tragico disprezzo ! La malattia certamente è sorta negli Stati Uniti lo stesso anno in cui appariva l’ambra alcune migliaia di chilometri più lontano, ma i primi Norvegesi ambra non sono stati importati oltre l’Atlantico che molti anni dopo. In più lo screening realizzato nel corso del 2007 in molti paesi europei ha rivelato l’esistenza di numerosi portatori di GSD IV in linee dove il colore ambra non era mai apparso. In realtà il solo peccato dell’ambra è stato quello di aver incrociato dei portatori di GSD IV e di aver reiterato la tragedia americana: fissando il carattere recessivo per consanguineità, gli allevatori hanno sfortunatamente anche selezionato nello stesso tempo la mutazione GBE1. I due loci sono situati su due cromosomi differenti, cosa che respinge ogni relazione genetica tra i due geni: il GBE si situa sul cromosoma C2 e il MC1R sul cromosoma E2.
L’ambra ha dunque permesso di chiarire la situazione per la GSD IV e di sensibilizzare gli allevatori europei: malgrado l’informazione riportata da John Fyfe negli anni ’90, pochi allevatori di Norvegesi vi hanno prestato attenzione prima del 2007. Alcuni erano addirittura persuasi che si trattasse di una specificità americana che poteva essere stata ereditata attraverso un accoppiamento non lecito con un Maine Coon, per allargare il pool genetico del Norvegese sul territorio americano.
Ad oggi, anche se alcuni oppositori dell’ambra sono troppo testardi per rimettersi in causa, tutti dovrebbero accettare l’idea che l’ambra ha senza dubbio salvato la razza dalla GSD IV : infatti lo screening europeo ha dimostrato l’esistenza di una linea danese portatrice molto utilizzata e che ha disseminato la mutazione GBE1 in numerosi allevamenti europei non ambra. Come avrebbe evoluto la situazione in alcuni anni se nessuno avesse avuto conoscenza della GSD IV ? Speriamo che il programma di salute condotto con l’organismo di felinotecnia Pawpeds contribuisca a sensibilizzare l’allevamento danese e a farlo entrare in questa selezione contro la GSD IV”.
Traduzione di Francesca Barenghi dai testi del veterinario Marc Peterschnitt.
Si ringrazia vivamente l’amico Marc Peterschnitt per la concessione ad utilizzare le notizie scientifiche contenute nel nostro testo.
Per ogni informazione supplementare, rimando al suo sito.