L’educazione del gattino
Eccomi, dice il gatto, amami come sono oppure non amarmi affatto. J. Moussaieff Masson
Educare un gatto significa permettergli di vivere una vita da gatto in un ambiente di esseri umani, in armonia e nel rispetto delle differenze di specie.
Educare per convivere ed interagire in modo corretto. Educare per essere felici, entrambi: un gatto felice ed un umano felice !
Le gatte non hanno bisogno di corsi di pedagogia per poter educare i loro gattini. Adattano le loro tecniche educative in funzione dell’età dei loro piccoli. Insegnano loro i comportamenti essenziali: controllare i movimenti, adattare alle circostanze le intensità dei morsi, non graffiare, rispettare gli adulti.
Per istruire i suoi gattini, la madre utilizza tecniche collaudate: incoraggiamenti, ricompense, distrazioni e a volte correzioni. Nel fare ciò è certamente facilitata poichè utilizza dei segnali di comunicazione che i gattini comprendono perfettamente: miagolii, brontolii, mimiche facciali e posture del corpo. Esiste inoltre un’altra forma di comunicazione che noi non percepiamo, costituita da segnali chimici, chiamati feromoni. Questi segnali sono molto importanti per il gattino, poichè alcuni sono tranquillizzanti e permettono di strutturare l’attaccamento affettivo alla mamma e di riconoscerla fra tutte le altre gatte, mentre altri informano sulla presenza eventuale di un rischio.
Di fronte ad una simile raffinatezza di linguaggio, noi umani mostriamo certamente un handicap. Nell’apprendimento troviamo alcuni principi di base: il legame, le ricompense e le correzioni, l’imitazione.
La relazione tra il gatto ed il suo educatore deve essere impostata su un legame di affetto; il gatto non ubbidisce per paura e non apprende nulla in uno stato emozionale negativo. La ricompensa rinforza un comportamento che compare con particolare frequenza ed intensità. Una correzione riduce la frequenza e l’intensità di un comportamento. Ciascuno cerca di “stare meglio” e questo stato psicofisico è uno dei motori dell’apprendimento. Per imitare bisogna osservare. Il gattino non osserva chiunque. Mostra una netta prefernza per la sua mamma. La gatta è il riferimento del gattino in crescita. Ma il gatto può anche imitare un essere completamente diverso, ad esempio il proprietario. Osservando l’uomo, impara ad aprire gli armadi e il frigorifero, a saltare sulle maniglie per aprire le porte, a rannicchiarsi ai piedi del letto per dormire.
L’umano, da parte sua, impara a miagolare, ma questa è un’altra storia !
Tratto da J. Dehasse, L’Educazione del Gatto.